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Social fai-da-te: una scelta pericolosa

Una giusta economia non dimentica mai che non sempre si può risparmiare; chi vuol sempre risparmiare è perduto.
Theodor Fontane
 Da venti a trenta, 1898
Che nell'attuale situazione economica (non solo del nostro paese) il risparmio sia una forma di guadagno, ci sono ben pochi dubbi. Che lo stesso atteggiamento sia però proficuo e possa essere considerato un investimento ve ne sono, invece, un numero considerevole.
 
La tendenza di numerose aziende è però quella di agire come factotum - ricoprendo il più alto numero di cariche ed impieghi. Pare quasi che oggi l'imprenditore debba essere un po' avvocato, un pò commercialista, un pò commerciale, un pò analista e con l'avvento di Facebook&Co. un pò social.
 
Questa logica anni 70' all'Italiana rende spesso però l'imprenditore una miscela di qualunquismo, un neo-laureato pieno di buoni propositi, tanta teoria e (ahìnoi!) poca pratica. 
 
Quando si tratta di social network la scelta di una condotta fai-da-te rischia di essere pericolosa in azienda per 3 motivi ben precisi.
 
1. Il pubblico ha uno standard web sempre più alto
2. Niente strategia niente risparmio (anzi)
3. Le opportunità social sono come i treni (ma senza fermate)


1. Il pubblico ha uno standard web sempre più alto

Sebbene l'innovazione tecnologica sia una fonte indiscutibile di opportunità commerciali per aziende e privati, lo è anche di potenziali "minacce" e confronti con realtà di portata maggiore alla media.

Ecco che sui social ogni azienda si ritrova in un campo aperto dove non ci sono né sono barriere né confini e dove tutti sono fonte di paragone agli occhi di chi osserva. 

Mentre TV (di stato o meno) e noti giornali erano riservati ad investitori e investimenti di spessore, il web ha reso tutto democraticamente complicato ponendo la PMI in una piazza digitale di confronto con la multinazionali. 
L'effetto primario di questo fenomeno è un pubblico sempre più educato a ricevere contenuti di comunicazione video, audio e fotografica di livello superiore e assolutamente gratis. 

Nella maggior parte dei casi l'utente social "salta" di account in account o di di profilo in profilo dal proprio smartphone ponendo ogni impresa sullo stesso piano, senza distinzioni tra numeri e bilanci.

Vince chi sa fare meglio, indifferentemente dalla stazza.

Difficilmente uno standard alto e consapevole può essere dato da non operatori di settore - ti faresti mai operare da un commercialista?

Ecco riportato un esempio tra Nike (che non necessita presentazioni) e Ballsystem, l'azienda della quale sono social company manager, operante nel settore riparazioni danni auto senza verniciatura.


Immagini utilizzate nelle social media strategy di Nike e Ballsystem

Profilo Facebook Nike e Ballsystem

Dati Facebook Nike e Ballasystem

Risultati Ballsystem blog

Sebbene la portata delle due pagine sia differente sia per numeri (12,7 milioni di Fan per Nike contro i 15600 di Ballsystem) che per rilevanza e portata (Nike è una multinazionale mentre Ballsystem opera in più paesi avendo però base in Italia) possiamo vedere come gli standard siano omogenei nelle foto, nella struttura degli spazi e negli indici di gradimento. 

Le ultime due immagini rivelano inoltre che l'alto standard contenutistico tenuto da Ballsystem nei propri spazi social è cosa gradita agli utenti facendo registrare picchi di condivisione di +700 sul blog ed una partecipazione prossima al 30% dei Fan su Facebook. 

2. Niente strategia niente risparmio (anzi) 

Siamo decisi a provare l'esperienza social in azienda. Siamo pronti a destinare un piccolo-grande budget per approdare su Twitter&Co. aprendo spazi e account ma vista la loro "semplicità" lo facciamo da soli. Se la signora del negozio difronte lo fa, io posso riuscire - ci ripetiamo. Che ci vorrà mai, tutto è gratis, alla portata di tutti!

Qui casca il proverbiale asino. 
Appena certi pensieri pascolano tra le menti di negozianti e imprenditori ecco palesarsi lo spettro dello spreco (sia di tempo che di danaro).

Seppur i social diano l'impressione benevola di essere gratuiti essi non lo sono affatto per natura. Prima di tutto i social sono aziende che, come ogni azienda, trae profitto da ciò che fa (dietro l'apparenza della gratuità si celano meccanismi e formule complesse che generano denaro). 
Ma questo l'imprenditore factotum lo ignora e per questo inizia ad aprire account (magari aiutato dal nipote di turno che "tanto su Facebook ci sta sempre") - posta foto che non vengono condivise, mette promozioni da volantino racchiuse in 140 caratteri per poi rammaricarsi di non aver risultati.

Qualche elemento più (S)provveduto (ma di certo più tecnologicamente avanzato) si getta tra le fauci di Pay per click come Google Adwords e affini spendendo (seppur piccole sempre sprecate...) fortune in pubblicità web che non darà frutti - se non casuali. 

Poche azioni, tanto spreco ed un finale drammatico annunciato come nel buon vecchio Shakespeare prima maniera che porta il social fai-da-te da risparmio a perdita di tempo e danaro. 

Nuovamente, fareste mai investire il vostro denaro al macellaio di fiducia perchè ogni giorno legge il Sole24Ore? 

3. Le opportunità sono come i treni (ma senza fermate)

Siamo realisti. I social come li conosciamo non sono eterni - mutano ad una velocità tale che non lasciano tempo agli indecisi e agli impreparati e tra 3 anni ciò che porta profitto alle aziende attraverso i social network avrà una logica totalmente diversa e meno competitiva.

I social tuttavia stanno abbandonando la fase del rifiuto da parte delle aziende per gettarsi in quella dell'accettazione. Molte più aziende e molti più utenti (+23%) brulicano sui social in Italia dal 2012 e la sola Facebook ha superato 1.5Mld di utenti nel Mondo. 

Avere oggi una percezione reale e professionale di quanto accade e strutturarsi in maniera seria sui social a livello aziendale è un vantaggio competitivo che non si ripeterà. Oggi è infatti possibile raggiungere utenti e consolidare rapporti commerciali online agli albori del sistema social - sistema dove la concorrenza reale tra commercianti e aziende non è così marcata, tanto da poter assimilare Nike a Ballsystem a livello di immagine social. 

I social sono dunque un direttissimo dove si può salire solo in corsa e dove nessuna fermata è programmata; ecco perché sapere come e dove salire non può essere lasciato al social fai-da-te. 

I social network sono oggi per molte aziende un fattore secondario della comunicazione e del marketing. Vista la disponibilità di mezzi sono ancora molte le aziende che si affacciano sul mercato social in maniera amatoriale andando incontro a rischi in termini di danni di immagine e perdita di opportunità di mercato importanti.

Utenti sempre più abituati ad un alto standard web, la necessità di una strategia reale e professionale sul piano social del marketing e della comunicazione e la rapidità con cui evolvono i sistemi sono fattori che non si sposano col social fai-da-te.

Professionalità, capacità e strategia sono i fattori per crescere; lasciamo il bricolage 2.0 agli hobbisti senza pretese o a competitor di poche vedute.

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